Ci sarebbe una maniera semplice e logica di risolvere il problema di comunicazione con il contendente che abbiamo evocato. Si potrebbe infatti anzitutto precisare e mettersi d'accordo sul primissimo livello, sulla "cosa", lasciando da parte provvisoriamente ogni spiegazione della cosa e ogni congettura sulle sue prestazioni basate sulle spiegazioni della cosa. Si tratterebbe di precisare che possa essere indicato con il cartellino "comunicazione inconscia" e soprattutto che cosa si cerca di indicare che può essere "comunicato inconsciamente":

  • Contenuti?
  • fatti?
  • traumi inconfessati?
  • vissuti?
  • emozioni?
  • intenzioni?

Fatto questo si dovrebbe decidere se la comunicazione inconscia è un fenomeno specifico, che interviene soltanto nelle stanze di analisi, o se è una caratteristica universale dell'interazione umana. Abbiamo scelto per il nostro virtuale dibattito un interlocutore intelligente, il quale ammetterà, quindi, che, certo, nella stanza d'analisi la comunicazione inconscia si presenta in modo specifico e peculiare, ma si tratta sicuramente di una proprietà generale dell'interazione umana. Il passo successivo quindi sarebbe di affrontare il problema teorico nell'ambito dell'interazione umana e successivamente quello specifico della comunicazione inconscia nell'interazione terapeutica.

Seguendo questa procedura logica si identificherebbe e delimiterebbe il problema teorico della comunicazione inconscia e su questa base si potrebbe impostare il problema specifico dell'interazione terapeutica. Qualora invece l'interlocutore dovesse ritenere che la comunicazione inconscia è caratteristica specifica della situazione analitica, la dimostrazione sarebbe a suo carico e dovrebbe però fare riferimento a una teoria generale e dovrebbe spiegare e giustificare il "come" e il "cosa" in termini processuali, ma, ripeto facendo riferimento a una teoria generale.

In realtà la comunicazione inconscia diventa un problema o un ginepraio incomprensibile solo se si continua a pensare nei termini di un "inconscio sostantivo" che esiste oggettivamente dentro la testa come entità non pensata che ti pensa e costruisce le tue intenzioni. Se si diluisce l'inconscio nell'effettiva dinamica dell'interazione e della meta-interazione, nella storia e nelle narrazioni dei soggetti in interazione, nel contesto di un mondo temporalmente, geograficamente e culturalmente determinato, il problema della comunicazione inconscia diventa quello - assai più complesso, ma assai più lucidamente delimitato - di descrivere gli effettivi processi in cui i soggetti costruiscono \ manifestano \ si scambiano significati e inducono modificazioni e si modificano in questo processo . Questo modo più preciso di delimitare la comunicazione inconscia si applica a qualunque interazione tra soggetti, ma avrà caratteristiche particolari in quella particolare forma dell'interazione, che a noi interessa in particolare e cioè l' interazione terapeutica. Nel lavoro di questi anni, ma sulla base di quello svolto nei 20 anni precedenti e che è confluito e riassunto in "La mente del corpo", sviluppando il concetto di vincolo e ridefinendo la problematica del significato, abbiamo seppure genericamente provato a sostituire una concezione "essenzialista" di inconscio, con una concezione processuale, che può esprimere in termini di vincoli, catene di vincoli e costruzione di significati, intenzioni e azioni, e concretamente in termini processuali, ciò che la psicoanalisi ha sempre espresso in termini di conflitto, difesa, transfert, controtransfert.

In questo senso spero di poter riuscire a disegnare un processo terapeutico a partire dall'idea che, nel momento in cui un P e un T si accordano per iniziare, inizia un processo in cui, i due soggetti, che hanno motivi, scopi, progetti e modalità dichiarate, li perseguono ciascuno dei due sotto la guida del suo navigatore mentale, che in base ai vincoli registrati nel suo data-base, attribuisce a ogni parola, stimolo, evento o indizio, per dirla con Eagle, un significato e una intenzione, che imporrà in modo più o meno imperativo (a seconda del livello) nella serie indefinita delle rotonde di prendere la prima, la seconda o la terza uscita. E' una maniera del tutto differente, rispetto a quanto sottolinea il dibattito corrente, di intendere una comunicazione inconscia nel tessuto incerto e variato del processo di una terapia.

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